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1992-09-02
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3KB
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75 lines
TITLE:CLOACA by MACNO
PALETTE:0223 0bba 0cd8 099d
BRUSH:05
CLOACA
by Macno
Colori di pensieri morti.
Si mescolano a macchie di realta', alle paure di passate emozioni, al ricordo di
situazioni perdute e distanti.
Un rigurgito di attivita' gastrica.
Acidi che corrodono lo stomaco, infiammano la gola, bolle d'aria che oziano
nell'intestino, nauseanti sapori di una notte nel vomito.
La testa che pulsa insonne, gli occhi abbassati, le cellule stanche.
Un affronto alla vita che deve solo scomparire.
Tornano le immagini.
La sera prima, i sorrisi, i bicchieri, le risate, i bicchieri.
La mente che galleggiava nel mare dell'incosistenza, i pensieri che si slegavano
dai nodi della logica, che volavano liberi nel loro mondo etereo.
I movimenti erratici, sbagliati, scollegati.
Tutto per semplici molecole di alcooli che confondono metabolismi di milionaria
costruzione.
Il giorno dopo.
Il rigurgito del corpo, la sua ribellione, la protesta dell'organismo.
Uno straccio stanco, un rottame, un vomito umano.
Il naso intasato, la bocca impastata, l'esofago bruciato.
La parte schifosa della vita.
Si sa che e' cosi', si sa com'e' il giorno dopo, si sa e si continua a farlo.
Il bicchiere come simbolo, il liquido come mezzo.
La disperazione del nulla, lo sbadiglio della noia.
La mente si lascia masturbare da fantasie contorte.
La cartilagine si deforma, il lobo si tira, l'orecchio si piega.
Un cespuglio di capelli si stiracchia ad un lato.
I tessuti si digeriscono, il padiglione si scioglie, sotto l'occhio annoiato la
pelle si lacera, si taglia sul naso e si allarga, si strappa come un pezzo di
stoffa.
Un crepitio molle, la faccia in una smorfia, il gorgoglio di liquidi interni che
si ossidano all'aria.
Scivola via la maschera, il volto e' nudo, affoga nel suo sangue.
Non c'e' dolore, solo il pulsare stanco delle tempie, il bruciore delle parti
interne.
Indifferente al tegumento sfilacciato e afflosciato, sfigurata, scuoiata, la
faccia affonda in un mare di sangue che inonda il petto, defluisce lento verso i
piedi, gocciola sul pavimento.
Stimolo da vomito. Succhi gastrici, saliva, cibo digerito e sangue eiaculano
dalla bocca deforme come da una fontana, sobbalzando, singhiozzando lenti.
La testa inizia a sciogliersi, gli occhi schizzano in fuori, esplodono come
bolle di sapone, una informe gelatina organica cola lenta come la cera di una
candela rossa.
Il corpo si piega a perversi capricci di molecole aggressive, il cranio rotola
scarnificato per terra, rimangono tronco e gambe, che sorreggono come un
candelabro lo stoppino della colonna vertebrale.
Sulle lucide piatrelle bianche e nere, distese all'infinito in un piano
inclinato, una lago di tessuti muscolari, tendini, sangue, tessuto celebrale e
altra sostanza molle attende acido nuovo nutrimento.
Il corpo cede, si allarga nella pozzanghera organica, si scioglie nei suoi
stessi umori.
Una tranquilla auto digestione.
Borbotii e gorgoglii, sfrigolii e crepitii.
Una sinfonia di suoni citoplasmatici.
La massa perde forma, l'apparenza sparisce.
Tessuti adiposi galleggiano sugli organi sfatti, le ossa stesse inorridiscono e
si corrodono sotto il peso della vergogna.
Uno spettacolo indecente, se c'era un'anima se n'e' andata da un pezzo.
Dicono che ti riprendi con un bicchiere di latte.